Le applicazioni iOS e Android tutelano abbastanza la privacy degli utenti? Ultimamente, sono stati compiuti diversi passi in avanti ma c’è ancora tanto da fare.

Apple verso una maggior tutela della privacy

Risale a non troppo tempo fa l’introduzione, da parte di Apple, dell’ App Tracking Transparency (ATT). Questa funzionalità, disponibile a partire da iOS 14.5, permette all’utente di esprimere il proprio consenso in merito al tracciamento del suo comportamento anche su altri siti web, per evitare che i dati siano, all’insaputa degli utenti, rivenduti per scopi pubblicitari.

Questa iniziativa induce gli utenti a sentirsi maggiormente tutelati. In realtà l’ATT non rappresenta affatto la soluzione definitiva al problema della violezione della privacy.

Alcuni studi, infatti, hanno messo in luce come, in realtà, l’attività di monitoraggio non venga affatto interrotta. In effetti, le differenze nella raccolta dati tra coloro che negano il consenso e coloro che lo concedono è davvero minima.

Google sulla scia di Apple

Sulla scia dell’iniziativa intrapresa da Apple, anche Google ha voluto muoversi in direzione di una maggior tutela.

Anche in questo caso, purtroppo, non si può parlare di risoluzione della problematica. Ma come si è mosso il colosso di Mountain View?

A partire dal mese scorso, Google ha iniziato il roll-out del modulo Data safety nella Play Console, fornendo agli sviluppatori supporto in termini di risorse informative.

Nel modulo, gli sviluppatori sono tenuti ad esplicitare la modalità di raccolta, condivisione e protezione dati delle app pubblicate su Google Play. Il form, una volta compilato, viene inviato a Google che provvede ad inviare un feedback, segnalando eventuali irregolarità.

Il profilo dell’app, a partire da aprile 2022, mostrerà con chiarezza i dati raccolti e condivisi ed evidenzierà i dettagli sulla sicurezza come, ad esempio, l’eventuale crittografia dei dati in transito.

Google considera la conoscenza di queste informazioni fondamentali per gli utenti. L’Azienda ha sottolineato che, senza la nuova sezione approvata o una privacy policy, le nuove app Android inviate o gli aggiornamenti delle app esistenti potrebbero essere respinti. Tuttavia, sembra proprio che il diniego alla pubblicazione non sia così immediato in caso di mancato rispetto delle regole.

La completa tutela degli utenti: una meta lontana

Oltre a quanto detto sopra, bisogna aggiungere che, per entrambi i sistemi operativi, le informative sul trattamento dei dati personali non sono sempre facilmente né consultabili né comprensibili alla maggior parte degli utenti.

Le maggiori criticità si riscontrano in particolare nelle app dedicate ai bambini. Basti pensare che, spesso, il consenso viene richiesto ai bambini e non ai genitori che dovrebbero essere gli unici a poterlo prestare; ciò permette non solo di profilare i minori ma anche di mettere a rischio i loro diritti.