L’Internet of Thing (IoT) rappresenta una rivoluzione tecnologica in atto, in evoluzione. Oggi sappiamo darne una definizione, domani dobbiamo già aggiornarla.

Per un approfondimento su IoT leggi la prima parte di questo articolo: Internet of Things: un mondo in connessione. Cos’è, come funziona.

Stime di mercato per il futuro di Internet of Things e uno sguardo alla sicurezza: quanto rischia la privacy con Internet of Things?

Gli analisti prevedono una crescita esponenziale nella vendita dei dispositivi abilitati IoT: secondo l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel 2018 il mercato di questi oggetti aveva già raggiunto i 5 miliardi di euro, con una crescita del 35% rispetto al 2017. Per Gartner, nel corso di quest’anno il numero dei devices IoT in rete salirà a 20,4 miliardi. ABI Research, prevede che saranno più di 30 miliardi. 

Per quanto riguarda, invece, i futuri investimenti destinati allo sviluppo dell’IoT, l’IDC (International Data Corporation) ritiene che la spesa globale potrà raggiungere i 1,2 trilioni di dollari nel 2022, con una crescita media annua del 13,6% per i successivi cinque anni.

Nel mercato italiano, quali sono gli Smart Objects più richiesti secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio?

  • Quasi un terzo del fatturato IoT deriva dall’acquisto degli Smart Metering, i contatori intelligenti per i consumi di gas, acqua e calore;
  • le Smart Car al secondo posto, con una crescita del 37% rispetto al 2017, con relativi box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida;
  • gli Smart Home Speaker, le cui vendite sono cresciute del 52% dal 2017;
  • con un valore più moderato è in crescita anche il settore dello Smart Building, le soluzioni “smart” di videosorveglianza e gestione dei consumi energetici negli edifici;
  • ancora in elaborazione è la Smart City, quell’insieme di innovazioni legate a trasporto pubblico, illuminazione, viabilità, gestione dei parcheggi ecc, finalizzato a migliorare la vita urbana.

Ma mentre cresce il successo di IoT, aumentano le preoccupazioni per le vulnerabilità  intrinsecamente connesse al suo funzionamento.

Secondo gli esperti, la semplicità delle componenti informatiche integrate negli oggetti, unitamente a difetti di aggiornamento, aumenterebbero le vulnerabilità: è recente l’attacco denial service ad alcuni endpoint IoT, attraverso una variante del malware Mirai, chiamata OMG; al 2016 risale l’attacco DDoS (Distributed Denial of Service) subìto dalla società Dyn, che ha sfruttato la  vulnerabilità di molti dispositivi connessi a Internet come telecamere e sistemi DVR.

Secondo la società di ricerca americana Forrester, non esiste una soluzione univoca per azzerare i rischi ma, certo, qualcosa si può fare:

  • Utilizzare solo API documentate, basate su architettura REST (Representational State Transfer) per autorizzare il trasferimento dati;
  • Applicare un sistema blockchain, ovvero una struttura dati (crittografati) condivisa e immutabile, in cui le voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico;
  • Dare la possibilità all’utente di effettuare dei controlli sulla privacy, direttamente dal dispositivo o attraverso un’interfaccia web;
  • Adottare soluzioni di segmentazione della rete IoT che creino perimetri di isolamento tra i devices;
  • Applicare un sistema PKI (Public Key Infrastructure) che permette di precaricare nel dispositivo un certificato digitale di autenticazione.

IoT: rischio o opportunità per l’uomo?

L’altro grande dilemma, più culturale che tecnico, riguarda il timore che l’IoT, più che facilitare i processi decisionali dell’uomo, possa interferire nelle sua vita, quindi spazzare via ogni residuo di riservatezza e di libertà. Perché a volte, dice Peter-Paul Verbeek, professore di Filosofia della Tecnologia all’Università di Twente (Olanda), ci dimentichiamo che la tecnologia non è un semplice oggetto, ma un agente attivo, che influenza il nostro agire e la nostra autonomia.

Siamo sicuri che circondarci di tecnologia, significhi solo rinunciare a un po’ della nostra privacy?

Geoff Webb, Director of Solution Strategy presso NetIQ, nel 2015 scriveva:

«You’re probably about to lose something precious. Something you can’t see. Something you can’t touch, taste, or smell and probably don’t think about regularly […] We may well be living in the last era of privacy – and standing on the brink of a post-privacy society. It’s not easy to imagine what that will be like. Perhaps in the end it will force us to face the deeper truths about human nature, that we are all much the same. Perhaps it will be an Orwellian nightmare in which governments spy on us constantly. Most probably, it will be a little of both»

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