Cos’è Internet of Things e a cosa serve?

C’è una nuova rivoluzione nella rete: l’Internet of Things (l’Internet delle cose) o IoT: si tratta dell’estensione dell’applicazione e dei vantaggi di Internet, finora limitati alle persone, agli oggetti di uso quotidiano: le “cose” si rendono riconoscibili, acquisiscono intelligenza, creano un sistema pervasivo ed interconnesso di comunicazione, trasmettono dati su loro stesse e accedono a informazioni aggregate da parte di altri oggetti. Rispetto ai sistemi embedded, di cui IoT è il diretto erede, questa nuova realtà sviluppa ai massimi sistemi il concetto di comunicazione in rete, che permette l’interazione tra gli oggetti e tra questi e le persone.

Un’idea embrionale di IoT nasce nel 1982 alla Carnagie Mellon University, quando alcuni ricercatori applicano sensori ad un distributore di bibite dell’Ateneo per conoscerne lo stato di funzionamento. Che poi, l’Internet of Things non è altro che questo, una comunicazione logica tra intelligenza umana e intelligenza cibernetica.

Quali sono queste “cose” che tessono la rete dell’Internet of Things?

Le “cose” sono qualsiasi oggetto capace di raccogliere ed elaborare dati e interagire  in rete con altri oggetti, ovvero dotato di Intelligenza Artificiale.

Per intenderci, se una sveglia suonasse prima in caso di traffico, o la scatola di un medicinale ci avvisasse con un alert se dimenticassimo di assumerlo, o un frigorifero emettesse un beep nel caso contenesse prodotti in scadenza, questi oggetti potrebbero essere definiti Smart Objects (Oggetti Intelligenti) e in un futuro, non molto lontano, potrebbero entrare nell’uso quotidiano.

A cosa servono e cosa sono gli Smart Objects?

A dire il vero gli Smart Objects esistono già e, probabilmente, sono già nelle nostre case: pensiamo agli “altoparlanti intelligenti” (Alexa o Google Home), con i quali interagiamo come fossero una persona; riflettendoci, è come se l’internet tradizionale, che prima consultavamo solo sedendoci di fronte ad un computer, ora si fosse personificato e ci parlasse; pensiamo alle auto che frenano da sole in presenza di ostacoli o ci indicano dove parcheggiare; pensiamo agli smart watch che ci segnalano se il nostro cellulare, dall’altra parte della casa, sta squillando.

Ma come funzionano?

Questi oggetti usano un sistema di comunicazione a corto raggio: ad esempio il RFID (Radio-frequency identification) per l’identificazione automatica di informazioni sugli oggetti, che si basa sulla capacità di memorizzazione dei dati da particolari etichette elettroniche (tag o transponder) e sulla predisposizione di queste a rispondere all’interrogazione a distanza tramite appositi dispositivi (reader); oppure il codice QR (QR Code o Quick Response), a barre bidimensionale, composto da crittogrammi contenenti migliaia di caratteri numerici e alfanumerici, che memorizza informazioni destinate ad essere lette tramite uno smartphone.

Nel tempo sono emerse nuove tecnologie per migliorare l’efficienza della comunicazione tra gli oggetti: una tra tutte, lo standard IEEE 802.15.4 che regola il livello fisico e il livello MAC (Media Access Control) di reti a corto raggio che lavorano a basse velocità di trasferimento dati, e il suo aggiornamento, lo standard IEEE 802.15.4e, pensato per essere più resistente alle interferenze elettromagnetiche esterne e con una maggiore efficienza energetica. 

L’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, stabilisce che gli Smart Objects, dovrebbero avere una o più delle seguenti funzionalità:

  • identificazione
  • localizzazione
  • diagnosi di stato
  • interazione con l’ambiente circostante
  • elaborazione dati
  • connessione

Tra queste funzionalità, due sono imprescindibili:

  • l’identificazione: la dotazione di un identificativo univoco nel mondo digitale (come un indirizzo IP in una pagina web);
  • la connessione: la capacità di trasmettere informazioni.

Tutte le altre caratteristiche sono variabili e dipendono dal contesto di impiego.

La rete IoT e i vantaggi per l’uomo.

Ma l’IoT è qualcosa di più che la somma di una serie di oggetti intelligenti: in una rete di Smart Objects, l’intelligenza penetra fin dentro la natura della rete stessa che li interconnette: per questo non si parla semplicemente di “rete di oggetti interconnessi” ma è è stata elaborata una specifica definizione, scrive Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, che continua così:

«Il termine Internet NON denota che la tecnologia utilizzata  sia la stessa dell’internet delle informazioni che noi tutti usiamo. Bensì indica che la rete che connette gli oggetti ambisce ad avere quelle stesse proprietà di Apertura e Standardizzazione, Raggiungibilità e Accessibilità che hanno decretato il successo di Internet e che sono essenziali per poter interagire con gli oggetti e per garantire la multifunzionalità applicativa».

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