Quando si parla di Intelligenza Artificiale (AI) ci si proietta nella mente un film futuristico, con mondi abitati da cyborg e veicoli spaziali.

Senza trascendere in scenari avveniristici, l’AI esiste già: vediamo chirurghi che operano aiutati o persino guidati da strumenti di precisione; abbiamo automobili che ci indicano come parcheggiare o che frenano al nostro posto; possediamo telefoni cellulari che riconoscono il nostro volto o le nostre impronte; viviamo in case che si riscaldano o si illuminano con la domotica.

Non solo l’AI esiste già ma, almeno per il momento, ha migliorato le nostre vite senza trasformarci in robot. A ben veder, in effetti, da sempre la scienza cerca di potenziare le capacità umane: abbiamo occhiali che migliorano la vista, dispositivi auricolari che migliorano l’udito, pacemakers che stimolano il funzionamento del cuore, braccia e gambe artificiali. Ma quando, invece, si parla di macchine che possono aumentare le nostre capacità cognitive e emotive, lo scetticismo aumenta. L’idea che le macchine possano migliorare la nostra vita mette tutti d’accordo, il timore che se ne possano impossessare inquieta.

Nel campo dell’informatica, l’AI ha sensibilmente migliorato la vita di programmatori e utenti, semplificando all’uomo i processi decisionali. Tuttavia, ha portato anche alla cosiddetta democratizzazione informatica, quella che, per molti addetti ai lavori, rappresenta una delle più importanti rivoluzioni informatiche degli ultimi anni: secondo Pierluigi Torriani, security engineering manger di Check Point, intervistato sull’argomento, «AI è “un’arma” disponibile non solo a chi si difende ma anche a chi attacca. Ad oggi sono già diverse le tipologie di attacchi rilevate grazie all’utilizzo dell’AI.». Nondimeno, Torriani rassicura: «I vantaggi per chi si deve difendere però sono strategici. È possibile, sfruttando il machine learning, individuare informazioni e pattern specifici in modo molto rapido, così è più facile scovare il malware anche in modalità dinamica.» E, a proposito di quello che può fare un sistema ben protetto contro attacchi hacker che sfruttano l’AI, Torriani ricorda che Check Point fornisce strumenti di difesa che permettono access control, analisi del traffico in/out e molto altro.

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Nel corso dell’incontro annuale Gartner IT Symposium Xpo 2019, sono stati evidenziati i 10 trend tecnologici che, si prevede, avranno un effetto dirompente sul settore informatico nel 2020. Ognuna di queste tendenze è stata ampiamente analizzata nei due articoli sul tema (I parte e II parte) pubblicati recentemente sul nostro sito, I Principali Trend tecnologici Strategici per il 2020, partiamo dai primi 5 e I Principali trend Tecnologici Strategici per il 2020: scopriamo la seconda parte della classifica realizzata da Gartner.

In questa sede ne ricordiamo solo alcuni, i più pertinenti al nostro tema:

HYPERAUTOMATION, combinazioni di software, machine learning e altre tecnologie che  automatizzano  attività prima svolte esclusivamente dall’uomo;

MULTIEXPERIENCE, l’esperienza multipla immersiva che permette l’interazione tra uomo e macchina a più livelli (in parte già esperita con la realtà virtuale);

DEMOCRATIZATION OF EXPERTISE, ovvero la facilitazione dell’accesso alle tecnologie;

HUMAN AUGMENTATION, sarebbe a dire l’implementazione delle capacità cognitive e fisiche dell’uomo grazie a dispositivi impiantati nel corpo o semplicemente indossati;

AUTONOMOUS THINGS, dispositivi in grado di effettuare in (quasi) totale autonomia azioni propriamente umane (robot, elettrodomestici, droni);

ARTIFICIAL INTELLIGENCE: Gartner aggiunge l’AI al decimo posto, non per importanza ma quale presupposto di ogni altra cosa detta prima.

L’AI, dunque, è il risultato di un lavoro corale, che crea nuove sfide per ricercatori, programmatori, analisti d’impresa e addetti alla sicurezza informatica. Usando le parole di Svetlana Sicular, Gartner VP, nel suo intervento all’incontro annuale «…Artificial Intelligence  uses vast amounts of data and sophisticated probabilistic algorithms to offer “the intimacy of a small town in a big city scale…»

La prospettiva di un’Intelligenza Artificiale ci fa sperare in un futuro radioso; tuttavia, le nuove tecnologie portano sempre con sé il rischio di aprire la via a nuovi attacchi informatici: secondo Gartner, infatti, le attività malevole sono in parte agevolate proprio dalla semplificazione delle tecnologie e, in generale, dal fatto che la tecnologia pervade oggi molti più campi della vita dell’uomo di quanto non facesse fino a pochi anni fa.

Rimane allora aperta una domanda: fino a dove si spingerà lo sviluppo delle intelligenze artificiali? È opinione diffusa tra i ricercatori che l’AI difficilmente arriverà a sostituirsi completamente all’uomo, né giungerà ad elaborare i suoi stessi pensieri complessi o a provare le sue stesse emozioni. Realizzare un Intelligenza Artificiale ha come obiettivo precipuo fornirsi di una “super intelligenza” ma al servizio dell’uomo, non certo una forza superiore che possa controllarlo. Per usare le parole di Pat Gelsinger, CEO di VMware «La tecnologia di per sé non è né buona né cattiva. Ma deve essere una forza per il bene».